LA CHIESA DI SAN LORENZO

La storia
Una chiesa dedicata a S. Lorenzo é ricordata nel borgo di Pian Alberti prima della fondazione di San Giovanni. La chiesa attuale, risalente nelle sue strutture gotiche al Trecento, inglobò la chiesetta precedente, a quattro basse volte, che divenne la navata laterale destra del nuovo edificio. Nel corso di lavori di restauro effettuati nel 1862 sono andati distrutti gli altari settecenteschi. La chiesa é stata sottoposta a radicali interventi di restauro nel 1903 in occasione delle celebrazioni del quinto centenario della nascita di Masaccio.

L’esterno
La facciata, molto semplice, é rivestita in arenaria fino all’altezza dell’architrave del portale e prosegue poi in laterizio. Il portale é sormontato da una lunetta sestiacuta ed é sovrastato da un occhio circolare e da una finestra romboidale.

Il fianco sinistro, l’unico visibile, é per lo più rivestito in laterizio ed é spartito da robusti contrafforti, che inquadrano una monofora, e coronato da un ricorso di arcatelle pensili ogivali.

L’interno
All’interno, la navata maggiore, coperta da due possenti volte a crociera, comunica con la navata laterale destra attraverso quattro arcate sestiacute sorrette da tre robusti pilastri quadrangolari in muratura e da un massiccio pilastro ottagono.

Le opere
L’interno conserva interessanti opere d’arte. Il presbiterio ospita uno smagliante trittico del trecentesco Giovanni del Biondo con una vivacissima Incoronazione della Vergine fra Angeli e Santi (tra essi, nello scomparto di destra, il titolare della chiesa S. Lorenzo e, nello scomparto di sinistra, il patrono di San Giovanni). Gli affreschi della navata destra, riemersi nel corso del restauro del 1903, si debbono al fratello di Masaccio Giovanni Cassai detto lo Scheggia. Tra essi particolarmente pregevoli un S. Antonio Abate e storie della sua vita e un Martirio di S. Sebastiano datato e firmato “Giov(anni) di S(er) G(iova)nni”.

Opere provenienti da S. Lorenzo sono attualmente conservate nel museo della Basilica: tra esse le tavole dello Scheggia e di Paolo Schiavo provenienti da un distrutto tabernacolo.