Sabato 3 dicembre Presentazione del libro “Il vertice della stregoneria toscana: il mago Nepo e gli stregoni di Galatrona (secoli XV – XVII)”

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Sabato 3 dicembre 2016 ore 17.30

Palazzo d’Arnolfo | Museo delle Terre Nuove

Presentazione del libro di Francesco Sinatti 

Il vertice della stregoneria toscana: il mago Nepo e gli stregoni di Galatrona (secoli XV – XVII)

Ed. ASKA, 2016

Intervengono l’autore e il dott. Matteo Sinatti esperto di comunicazione

su La relazione medico – paziente ieri e oggi.

Chi erano gli stregoni e le streghe?
Avevano veramente fatto un patto col demonio ed erano capaci di scatenare tempeste, scagliare malefici e curare le malie?
Se la malattia era di origine soprannaturale si doveva ricercare l’intervento di una entità soprannaturale. Ma era efficace la terapia magica?
E intanto l’immaginario si popolò di una moltitudine di spiriti e grandissime paure…

/Dalla premessa del libro/

Nepo da Galatrona (Bucine, Ar), fu un prodigioso mago che operò nel campo della magia e della cura nella seconda metà del XV secolo, in un periodo, quello del Rinascimento fiorentino, fra i più alti della cultura europea.

Detto «diavolo a due code», cioè privilegiato, fortunato e di successo, questo mago è uscito oggi dal cono di luce e di notorietà in cui venne a trovarsi nei secoli passati, sia durante la sua vita allorché fu «stregone e maliardo in quei tempi eccellentissimo e acquistò onore e fama inestimabile», sia dopo la sua morte, quando campeggiò, caso molto singolare, come icona stregonesca nella novellistica e nelle opere eroicomico-burlesche toscane.

Anche se molti aspetti della sua vita e della sua fortuna restano ancora in ombra, ciò nonostante tentiamo di stendere un primo profilo di questo personaggio il cui ricordo restò impresso per alcuni secoli nell’immaginario collettivo, come esponente di punta del mondo magico e stregonesco.

Interpretò lo spirito della magia colta rinascimentale; prestò a più riprese i suoi servizi a esponenti della famiglia Medici, prima come medico personale di Giovanni figlio di Cosimo il Vecchio e poi come mago al servizio di Lorenzo il Magnifico; praticò la terapia incantatoria e curò gli uomini e gli animali con polveri simpatiche, attivando quei vincoli magici che legano le cose terrene a quelle celesti, come insegnava la dottrina ermetica. Seppe, inoltre, sviluppare i poteri della mente e le tecniche persuasive per influenzare l’immaginazione altrui, e le sue offerte di cura per le malattie soprannaturali (indemoniati) divennero forse le più autorevoli nel palcoscenico stregonesco toscano della seconda metà del Quattrocento.

La seconda parte del lavoro riguarda gli stregoni di Galatrona, discendenti di Nepo, nel panorama della stregoneria toscana dei secoli XVI e XVII. Questi operatori seguirono le orme del capostipite e beneficiarono per lungo tempo della sua fama, mantenendo aperta, almeno fino alla metà del XVII secolo, una stazione di cura in Valdambra e ponendosi al vertice dell’offerta di terapia magica di quei secoli.

La prospettiva di una “magia naturale”, conciliata con la dottrina cristiana, teorizzata da Marsilio Ficino e il clima euforico per la cultura ermetica quattrocentesca, volgevano ormai al termine e iniziava il periodo più funesto della lotta all’eresia e della caccia alle streghe messe in atto dall’Inquisizione, che dal 1551 aveva riorganizzato una nuova sede in S. Croce a Firenze.

Sulla spinta delle lacerazioni seguite alla Riforma Protestante, prevalse la mano decisa del Santo Uffizio nel combattere le manifestazioni del demonio nel mondo e ogni forma di dissenso, con l’obiettivo di salvaguardare, anche con la forza, il rispetto dell’integrità della chiesa e dell’ortodossia religiosa.

La documentazione dell’Inquisitore toscano, oggi conservata nell’Archivio della Curia di Firenze e restata solo parzialmente rispetto a quanto fu prodotta, offre l’occasione di avviare nuovi percorsi di ricerca sui temi della magia, della stregoneria, del dissenso religioso, ma anche della mentalità e della cultura popolare. Dallo studio di queste carte, sarà, inoltre, possibile cogliere anche qualche traccia delle influenze intercorse in quei secoli tra la magia colta e la cultura popolare e tra i riti magico-protettivi e i percorsi devozionali di lunga tradizione del territorio.

La puntigliosa e capillare attività repressiva messa in atto dal Santo Uffizio contribuì, suo malgrado, a popolare l’immaginario collettivo di indefinite e opache presenze soprannaturali ed alimentò un clima di paura e di sospetti. Di questo nuovo clima culturale si trova evidente traccia anche nelle opere letterarie di quel periodo (novelle, burle e opere eroicomiche) che riflettono il gusto per il soprannaturale, ma con un taglio ironico forse per esorcizzare e sdrammatizzare aspetti sociali inquietanti.

La furia ideologica che animò alcuni inquisitori tentò, nel corso del Seicento, di spazzare via come eretiche anche una serie di pratiche popolari di cura che attingevano a saperi antichi e a una farmacopea trasmessa per generazioni, con l’intento di spezzare il tentativo di penetrazione del maligno nelle vicende terrene. Nel fare ciò i Vicari dell’Inquisizione furono costretti a registrare minuziosamente riti, orazioni, ricette, rimedi, ma anche credenze e reati immaginari, che risultano utilissimi per comprendere la mentalità di quei secoli.

Proprio su questi aspetti, legati ai riti protettivi e ai rimedi terapeutici popolari, nei quali primeggiavano gli stregoni di Galatrona, abbiamo concentrato la nostra attenzione in questa fase.

Dalla ricerca emerge un quadro composito, anche se non uniforme per territorio, di figure e personaggi coinvolti in operazioni superstiziose e stregonesche che irrompono finalmente nel palcoscenico della storia con le loro originali vicende. I casi riportati si riferiscono al Casentino, alla Valdichiana, al Valdarno e al Chianti, tutti territori che circondano la piccola Valle dell’Ambra, dove avevano la sede i da Galatrona, e ci consentono, pertanto, di inquadrare, comparare e comprendere meglio anche il loro profilo e il loro spessore professionale.

Se per lungo tempo tra la medicina ufficiale e quella popolare vi fu osmosi, sia riguardo alle diagnosi sia ai rimedi, man mano che si svilupperà la cultura scientifica, la prima prenderà sempre più le distanze dalle diagnosi astrologiche, dai concetti di maleficio e malattia soprannaturale e inizierà, così, un lento declino della stregoneria come sistema ideologico. Coerentemente con la documentazione sugli indovini di Galatrona, anche l’arco temporale della ricerca si ferma alla metà del XVII secolo. 

La rassegna “ Le Piazze del sapere” è promossa dal Comune di San Giovanni ValdarnoBiblioteca Comunale, con il patrocinio della Provincia di Arezzo e della Regione Toscana, in collaborazione con Unicoop FirenzeBibliocoop di San Giovanni Valdarno e le Associazioni culturali Conkarma e Pandora nell’ambito della campagna regionale di promozione della biblioteca e della lettura per l’anno 2016.

Ingresso gratuito

Informazioni
Biblioteca Comunale,
Via Alberti, 17 52027
San Giovanni Valdarno
Tel. 055 9126277
e-mail: biblioteca@comunesgv.it
www.comunesgv.it
http://lepiazzedelsaperesgv.blogspot.it/

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