Pupille. Ci fioriscono gli occhi se ci guardiamo

Domani, sabato 5 novembre, opening della mostra di Casa Masaccio. In occasione dell’apertura, alle 18,30 al Centro per l’arte contemporanea di San Giovanni Valdarno, la curatrice Rita Selvaggio racconterà l’esposizione

Francesco del Cossa (Ferrarese, c.1436 -1477/1478), Santa Lucia,1473-1474, tempera su tavola, 77.2×56 cm, Washington, National Gallery of Art. Samuel H. Kress Collection. Particolare.

 

Sarà inaugurata domani, sabato 5 novembre, la mostra a Casa Masaccio, centro per l’arte contemporanea di San Giovanni Valdarno “Pupille. Ci fioriscono gli occhi se ci guardiamo” che resterà visitabile fino a domenica 15 gennaio. Alle 18,30, in occasione dell’opening, la curatrice Rita Selvaggio racconterà l’esposizione.

La pupilla è l’apertura centrale che l’iride presenta nella sua parte mediana e per la quale passano i raggi luminosi per giungere al cristallino. Originariamente un latinismo, diminutivo di “pupa”, ossia bambola, bambina. Quando si guarda una persona negli occhi, il nero lucido della sua pupilla ci rende la nostra stessa immagine, ossia una figurina umana. Il che vuol dire che prima dell’invenzione degli specchi, ci si poteva guardare solo nello sguardo dell’altro. Questo modo per indicare ciò che ci permette di vedere, è reperibile anche nel greco antico; infatti, kore è utilizzato per indicare sia una fanciulla che la pupilla, sancendo una profonda unione tra questi due concetti.

Il sottotitolo della mostra, “Ci fioriscono gli occhi se ci guardiamo”, cita un frammento iniziale di una poesia di Else-Lasker-Schüler (1869-1945), nella cui opera lirica gli occhi si pongono come centro di coscienza e luogo d’incontro tra l’anima e il mondo visibile.

La mostra persegue alcuni temi presenti in “Masaccio e Angelico. Dialogo sulla verità nella pittura” in corso presso il Museo delle Terre Nuove e il Museo della Basilica promossa dal Comune di San Giovanni Valdarno e inserita nel progetto Terre degli Uffizi de Le Gallerie degli Uffizi e Fondazione CR Firenze, all’interno dei rispettivi progetti Uffizi Diffusi e Piccoli Grandi Musei.

Un dialogo che, in questo caso, si nutre di sguardi: Maria e l’Angelo nell’Annunciazione, la Madonna e il Bambino, il guardare e il guardarsi, le pulsazioni dello sguardo stesso o l’entrare nello sguardo dell’altro e “lasciarsi andare alla chiamata dell’angelo”. In una corrispondenza di sinergie estetiche e concettuali: sguardo, pupilla, kore, fanciulla, il percorso espositivo orchestra un dialogo sullo sguardo in cui i concetti del “Femminile” coinvolgono artiste di diverse generazioni inclini alla rappresentazione del corpo e alle sue metafore e metamorfosi che in questa occasione specifica si misurano con la storia e la storia dell’arte del territorio.

 

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